SABATO 25 | ORE 21:30 | teatro | in collaborazione con I Solisti del Teatro
La più meglio gioventù
scritto e diretto da Alessandro Bardani
con Francesco Montanari e Alessandro Bardani
canzoni dal vivo Deserto Rosso
e con la partecipazione straordinaria di Giorgio Colangeli e Luigi Di Capua
La più meglio gioventù” è lo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Alessandro Bardani, in scena con Francesco Montanari. Previsti inoltre i cammei di due noti attori che interpretano se stessi: Giorgio Colangeli e Luigi Di Capua (membro del collettivo dei “The Pills”). Presente anche la band Deserto Rosso, con Erika Savastani e Danilo Pao, che propone brani dal vivo, intervallandoli ai dialoghi.
È uno spettacolo-festa, un divertissement che omaggia il teatro canzone di Giorgio Gaber. Lo fa adottando il modello della stand-up comedy. Rappresenta il lato più leggero e dissacrante della scrittura di Bardani, con uno stile che si sipira a film come “Clerks” e “Coffee and cigarettes” Non mancano richiami a Woody Allen, Ben Stiller ma anche Pier Paolo Pasolini, Marco Tullio Giordana (“La meglio gioventù”) ed a Samuel Beckett (“Aspettando Godot”). Infatti anche questo spettacolo prevede due personaggi che parlano, apparentemente a ruota libera, aspettando qualcosa o qualcuno che non arriva.
Due trentenni, Aurelio e Niccolò, si ritrovano un giorno, seduti allo stesso tavolino, a scambiare opinioni sulla realtà che li circonda, a esprimere e condividere ansie del tempo presente in un'atmosfera che mischia sacro e profano. Scoprono di essere accomunati da uno stesso senso di affanno e dalla sensazione che il mondo crolli loro addosso. Battute fulminanti, sarcastiche, ironiche, frizzanti e emblematiche canzoni sono alla base del loro dialogo.
I due manifestano la loro inadeguatezza, il disagio di sentirsi sempre fuori posto, immersi nell’era della precarietà. Odiano il sistema sociale in cui vivono, costituito da un susseguirsi di stage, attestati, master, specializzazioni privi di utilità. Odiano vedere giovani che lavorano gratuitamente. Odiano la falsità; oggi si mente perfino sulla propria attività lavorativa e -spiegano i due personaggi - si definisce con parole altisonanti o straniere un lavoro per nobilitarlo e, soprattutto, camuffarlo.
La pièce, con humor, leggerezza e intelligenza, sa criticare l’epoca dell’apparenza e della precarietà, in cui sembra ai giovani di rimanere sempre un passo indietro, soli, senza aspettative future. Però si supera il pessimismo, sperando che nel tempo si sistemino le cose.


